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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 23/06

"Doppio appuntamento con Dialoghi Europei, venerdì 28 giugno, presso l'InCE di Via Genova 9 a Trieste: alle 16:30 assemblea generale dei soci (aperta ai simpatizzanti) e alle 17:30 conferenza sul tema "QUALE EUROPA DIETRO L'ANGOLO? Il voto per il Parlamento europeo,  il "rapporto Letta" e le "ricette di Draghi", relatori i professori Fabio Spitaleri e Luciano Mauro dell'Università di Trieste. In allegato alla fine della presente rassegna trovate il vostro invito.

Vi aspettiamo "molto" numerosi!

Il presidente
Giorgio Perini
 

È sempre un esercizio utile andare a vedere come la realtà che ci circonda è percepita da chi la osserva da un punto di vista diverso dal nostro. Da ben prima delle elezioni del 9 giugno il dibattito a livello europeo in merito a cosa si debba oggi considerare “destra” e cosa “estrema-destra” ha occupato ampio spazio sui giornali e in rete (cinque anni fa il Post si chiedeva: Da dove arriva l’estrema destra? – leggi). Più in generale, il fenomeno osservato da tempo è quello della “tendenza a spostare sempre più a destra il baricentro politico”, come osservava Piero Ignazi in un bell’articolo per il Mulino del maggio 2023 (leggi). Anche fuori dall’Europa si cerca di capire cosa significhi la radicalizzazione dei movimenti di destra e il sostegno crescente che ricevono da parte dei cittadini. Proprio di tale significato ha scritto il sito australiano ABC.netleggi. Con diverse premesse ideologiche, giunge a considerazioni simili anche il giornale brasiliano (progressista) Brasil de Fato, secondo il quale “la grande vittoria dell’estrema destra europea è nella crescita della propria visibilità e nell’aver spostato il baricentro politico, avvicinandolo a sé”: leggi.

 

Verosimilmente, solo quando la guerra russo-ucraina sarà finita ci sarà modo per valutare quanto le sanzioni occidentali abbiano inciso sull’economia russa e quali di esse siano state più efficaci. L’Unione europea in particolare ha adottato numerosi “pacchetti” sanzionatori fin dall’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014 (l’illustrazione di tutte le misure imposte è sul sito del Consiglioleggi). Un percorso simile è stato seguito anche dagli Stati Uniti (ne dà conto il sito del Ministero del Tesoro USAleggi), che negli ultimi tempi hanno accentuato la pressione, prendendo di mira infrastrutture finanziarie fondamentali e l’accesso al sostegno da parte di paesi terzi. Proprio questo tipo di sanzioni sembra creare serie difficoltà al commercio internazionale della Federazione, soprattutto negli scambi con la Cina. Alcuni dei meccanismi in gioco sono descritti da un articolo de Linkiesta di alcune settimane fa: leggi. Ma l’evoluzione della situazione potrebbe in realtà riservare nuove sorprese, in quanto alcuni interventi possono riflettersi non solo sulle istituzioni finanziarie, ma anche sui privati cittadini russi che detengono risparmi in dollari o euro, come illustra il sito della CNN Businessleggi.

 

Col vittimismo che spesso accompagnava lo stile tonitruante, nel 1935 Mussolini rilanciò la guerra coloniale affermando che contro l’Italia “si tenta di consumare la più nera delle ingiustizie: quella di toglierci un po’ di posto al sole” (il testo del “Discorso della mobilitazione” è sul sito adamoli.orgleggi). Evidentemente il mito del “posto al sole”, seppur mutato negli obiettivi immediati, continua ad affascinare: e l’attivismo di Vladimir Putin nei confronti dell’Africa sembra esserne la dimostrazione. È sfuggito a molti, ma non a Türkiye Today (organo vicino al Governo turco e all’AKP - leggi), che nel corso degli ultimi mesi il ministero della Difesa russo ha inviato unità militari in Libia per crearvi una “Direzione per l’Africa”, evidenziando “un significativo cambiamento strategico nel panorama militare della regione”. E probabilmente non è una coincidenza che pochi giorni orsono due navi militari di Mosca abbiano effettuato una “visita” alla base navale di Tobruk, nel feudo del Colonnello Haftar, come raccontato in un articolo di Formiche.netleggi.

 

Per quanto i confini possano essere chiusi e blindati oppure aperti e porosi, sempre dividono comunità e generano minoranze. Naturalmente, più gli eventi storici hanno modificato i confini, più profonde sono le lacerazioni tra le popolazioni interessate. È questo il caso della regione attraversata dalla frontiera tra Grecia ed Albania, la cosiddetta Ciamuria o Çamëria (uno studio dell’Università del Salento ne riassume la storia: leggi). L’enfasi nazionalista è tornata protagonista in questa remota parte dei Balcani negli ultimi due anni, da quando cioè è risultato eletto sindaco di un comune albanese un cittadino appartenente alla minoranza greca, arrestato per compravendita di voti due giorni prima delle elezioni (ne scrisse l’Agenzia Novaleggi). Detenuto in Albania, Fredi Beleri è stato inserito nelle liste del partito conservatore greco Nea Demokratia per le elezioni europee, venendo eletto con un gran numero di preferenze. Il caso evoca per qualche aspetto quello di Ilaria Salis, ma l’esito non sembra ancora altrettanto scontato, come scrive EUNewsleggi. Per chi volesse approfondire la questione della minoranza greca in Albania, molte informazioni si trovano in un articolo di alcuni anni fa dell’Osservatorio Balcani-Caucasoleggi). Della presenza di pulsioni xenofobe nei confronti della minoranza albanese in Grecia ha invece scritto il sito Deutsche Wirtschafts Nachrichtenleggi.

 

Come in Belgio, anche in Bulgaria il 9 giugno si è votato per il Parlamento nazionale oltre che per quello europeo. Si è trattato delle seste elezioni politiche in tre anni, ma ancora una volta i risultati non hanno offerto una chiara indicazione per la formazione di un Governo e già l’ex primo ministro Boiko Borisov ha accennato alla possibilità di un ritorno alle urne in settembre. (Alla discussa figura di Borisov ha dedicato un articolo il sito opiniojuris.itleggi). Va osservato tuttavia che, come sottolinea l’Osservatorio Balcani-Caucaso, “lo scontro geopolitico in atto tra Russia e Occidente ha avuto sicuramente un impatto (...). Tutta la dinamica politica in Bulgaria ne è oggi condizionata, con partiti apertamente filo-atlantici ed altri filo-russi” (leggi). In modo non sorprendente per il mondo ortodosso, anche l’imminente elezione del nuovo patriarca bulgaro ha già assunto connotazioni che riproducono lo stesso scontro geopolitico. Ne scrive, in un articolo ricco di colore, Balkan Insightleggi.

 

Non se ne avranno i lettori di questa rassegna stampa di Dialoghi europei se ancora una volta alcuni dei suggerimenti di lettura proposti non concernono direttamente il nostro continente: d’altra parte il palcoscenico della geopolitica è ormai globalizzato. In questo straordinario anno elettorale 2024, non si può sorvolare sulle elezioni tenutesi in Sudafrica (con il risultato storico della perdita della maggioranza assoluta da parte dell’African National Congress, come riportato dall’agenzia APleggi). Ma va soprattutto tenuto conto di quanto accaduto in India, che oltre a detenere il record di paese più popoloso al mondo ha nuovamente dato prova di essere anche una democrazia dalle fondamenta solide. Dei risultati elettorali (parzialmente inattesi) in questi due paesi ha scritto sinteticamente Italia Oggileggi. Un’accurata analisi della situazione e delle sfide che attendono il Primo ministro indiano per il suo terzo mandato consecutivo è proposta dall’ISPI: leggi. L’autore, Nicola Missaglia, scrive tra l’altro che “l’India di Modi è riuscita a rafforzare sensibilmente la propria posizione, accreditandosi da un lato come potenziale partner democratico dell’Occidente alternativo a Pechino, ma dall’altro capitalizzando sulla propria esperienza anti-coloniale e non allineata per affermarsi come legittimo portavoce delle istanze dei paesi del Sud Globale”.