SEI MESI DI GUERRA IN EUROPA: POSSIAMO FAR FINTA DI NIENTE?
“Niente sarà più come prima” si era detto all'inizio dell’invasione dell'Ucraina. E invece sembra che stiamo facendo di tutto per rimuovere la guerra dalla nostra comoda quotidianità. Crisi di governo, elezioni politiche anticipate, incendi boschivi e perfino abitudini ferragostane degli italiani esauriscono o quasi le pagine dei quotidiani e i servizi dei telegiornali, oscurando il dramma in corso ormai da sei mesi - SEI MESI! – in Ucraina.
A me sembrava che insistere nelle operazioni belliche – dopo l’evidente stallo dell'invasione russa - fosse un tale schiaffo all'umanità da relegare Putin dalla parte sbagliata della storia “senza se e senza ma” e da suscitare una “rivolta di palazzo” al Cremlino (per interesse e istinto di sopravvivenza della nomenklatura, se non per un sussulto di umanità). E invece no. Putin ha puntato sulla nostra smemoratezza, o peggio disinteresse, e sul fatto che per noi europei contassero più i rincari dell'energia e dei carburanti che l'agonia di un paese e del suo popolo.
Per assurdo c'è voluta l’inaudita interferenza di Dmitri Medvedev, che ha invitato i cittadini europei (mirando in particolare all'Italia) a “punire i propri governi per la loro evidente stupidità”, per obbligare i nostri politici, di qualsiasi schieramento, a prendere posizione (non senza qualche evidente ambiguità, per esempio da parte del solito Salvini). Intanto rischiamo ogni giorno la catastrofe nucleare a Zaporizhzhya che incredibilmente lo stesso Putin sembra aver paventato nel colloquio telefonico con Macron, quasi certamente perché, nonostante tutto, ormai consapevole dell'assoluta impreparazione e dilettantismo (frutto di decenni di gestione clientelare e di corruzione) delle sue truppe e del fatto che, da un eventuale disastro, avrebbe più da temere la Russia che l'occidente (per effetto della direzione della nube tossica che ne deriverebbe)
Ma, mentre noi giriamo la testa dall’altra parte, rimane vero che “il mondo non sarà più quello di prima” perché si configurano nuovi assetti geopolitici su scala sempre più globale. In questo scenario, qualsiasi stato europeo, anche il più influente (ma quale lo è in questo momento?), non conta nulla se preso singolarmente! Eppure, anche in Italia, c'è chi pensa (o finge di pensare, per puro tornaconto elettorale e personale) di tornare indietro a dimensioni nazionali che ci relegherebbero nell’irrilevanza e nella marginalità!
Ecco perché occorre rafforzare L’Unione europea, di cui dobbiamo essere orgogliosi di essere stati tra i fondatori perché è il sistema sovrannazionale più democratico al mondo, pur con tutti i suoi difetti. Anzi persino “troppo” democratico (penso alla regola dell'unanimità, che in molti ambiti non consente di prendere decisioni se tutti i 27 stati membri non sono d’accordo, impropriamente definito “diritto di veto”). E affrontare le sfide del riassetto geopolitico globale in quanto Unione europea, dotandola di nuove competenze e strumenti. Altro che tornare all'Europa degli staterelli! Sarebbe il più grande favore che possiamo fare al regime di Putin e la certezza della decadenza dell'Europa!
Giorgio Perini
Foto: The Guardian