Un po’ per motivi elettorali, un po’ perché confrontata ad un reale crollo dei prezzi dei cereali, la Polonia si è fatta capofila dei paesi dell’Europa orientale ostili alla liberalizzazione delle importazioni di grano dall’Ucraina decisa a settembre dalla Commissione (i particolari sono sul sito dell’ISPI: leggi). Il problema è emerso nella sua gravità a seguito del blocco russo del Mar Nero e della conseguente necessità per l’Ucraina di orientare le proprie esportazioni di prodotti agricoli via terra, verso l’Unione europea. Tutto sommato, tuttavia, questa del grano ha le caratteristiche di una crisi gestibile (con misure che consentono il solo transito) e temporanea (con la fine della guerra, la situazione potrà tornare alla normalità prebellica). Preoccupa maggiormente un aspetto ben più strutturale, legato all’accelerazione – per il momento, va detto, soprattutto verbale – delle prospettive di adesione di Kiev all’UE. Le grandi potenzialità e la struttura del comparto agricolo ucraino sembrano difficilmente compatibili con la politica agricola comune. Prima che l’Ucraina possa diventare uno Stato membro, la PAC dovrà essere integralmente ripensata: è questo il messaggio molto chiaro lanciato da Joachim Rukwied, presidente dell’Associazione tedesca degli agricoltori, come riferito da Euractiv: leggi. La preoccupazione del settore è evidente anche in Italia (così si esprime Confagricoltura: leggi).
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