Il mito dell’underdog che Giorgia Meloni ha iniziato ad utilizzare fin dal momento della vittoria elettorale del settembre 2022, presuppone l’esistenza di avversari agguerriti e magari anche infidi. C’è un sentore, in questa narrazione meloniana, di un altro vecchio mito italiano: quello della vittoria mutilata, che alla fine della Prima guerra mondiale dipinse l’Italia come umiliata e defraudata dai potentati europei. A ben guardare tuttavia, più che una vittoria dell’underdog, il successo elettorale della destra italiana si inquadra in una generale crescita delle destre europee che caratterizza questa fase storica. Portata al governo in molti paesi in un modo che ha probabilmente sorpreso i suoi stessi esponenti, la destra deve ora rapidamente affinare alcuni strumenti ideologici che sostengano il suo agire politico, evitando il richiamo diretto alle esperienze del ventesimo secolo. Il quotidiano online liberal-conservatore L’Occidentale, della Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello, ha pubblicato un breve ma interessante articolo (leggi) dedicato a questo tema. Secondo l’articolo, il filosofo britannico Roger Scruton va considerato il nume tutelare della nuova destra conservatrice. Avvenire intervistò Scruton nel 2012: leggi.
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