Se il punto d’arrivo della cosiddetta “rotta balcanica” dei migranti è il confine italo-sloveno sul Carso, la porta d’ingresso è il confine (in particolare quello marittimo) tra Grecia e Turchia. Da anni Ankara “gioca” una partita di piccoli e grandi ricatti con l’UE, fungendo da camera di compensazione per i milioni di profughi ospitati sul suo territorio e che vorrebbero raggiungere l’Europa. Ma gioca anche una partita bilaterale con la Grecia, suo avversario storico nella regione, permettendo un esodo costante di piccole imbarcazioni che, nell’Egeo, puntano a raggiungere le coste greche. Atene da parte sua risponde cercando in tutti i modi di impedire gli sbarchi respingendo – non sempre con le buone – i migranti verso le acque turche. L’Agenzia europea Frontex dovrebbe vegliare sul rispetto della legalità anche in questi frangenti, ma una relazione redatta a seguito di un’indagine interna delle autorità europee ha evidenziato gravi omissioni. Di quanto emerso dall’indagine ha scritto Euractiv.it: leggi.
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