Il “Center for the National Interest”, fondato negli anni ’90 da Richard Nixon, è un prestigioso centro di ricerche politiche statunitense che si definisce “non-partisan non-profit”, ma soprattutto che precisa in epigrafe l’ambizione di essere “la voce dell’America per il realismo strategico”, di privilegiare cioè un approccio pragmatico alla politica estera, senza condizionamenti di natura ideologica. Si può dire che questa dichiarazione d’intenti sia perfettamente rispettata dall’articolo sulla Tunisia pubblicato sul sito del Centro il 21 giugno: leggi. Il testo richiama più volte il ruolo che si trova a svolgere l’Italia nel contesto dei rapporti tra Unione europea, Stati Uniti e il Presidente Kaïs Saïed, segnalando la spregiudicatezza di quest’ultimo, ma anche le ambiguità di Washington. E il modo d’agire poco convenzionale del Presidente tunisino si è notato con lo sgarbo dell’assenza dal vertice del G7 (cui era stato invitato da Giorgia Meloni), seguito dopo pochi giorni dall’istituzione “di una Zona di ricerca e salvataggio in mare [che] era un passo a lungo richiesto dall’Italia”, come riportato dall’Agenzia Nova (leggi). Il momento è politicamente delicato per la Tunisia, in quanto il mandato di Saïed scade il 23 ottobre prossimo, ma ancora non è fissata la data delle elezioni e non c’è certezza nemmeno sulla legge elettorale, come scrive Africa Rivista: leggi.
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