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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 28/04

A poche settimane dall’apertura delle urne per le elezioni del Parlamento europeo, non si ha l’impressione che sia partito un vero confronto sul progetto di Europa per il quale partiti e candidati chiedono il voto. L’attenzione è focalizzata sulla designazione dei candidati ed in particolare sulla presenza del nome di questo o quel leader politico sulle schede, come specchietto per le allodole. Già a gennaio Romano Prodi stigmatizzava le candidature di chi non ha intenzione di sedere effettivamente a Strasburgo (come riportava l’ANSAleggi); tre mesi dopo non può che rammaricarsi di essere rimasto inascoltato (sempre l’ANSAleggi). Questo atteggiamento sminuisce anche il valore dei programmi dei partiti, che dovrebbero invece essere alla base del confronto. Interessante l’esempio, riportato da una rubrica del Sole24Ore, relativo al modo in cui i principali gruppi del PE si propongono di affrontare il tema della fiscalità e dell’evasione fiscale (leggi). Ancor più, il dibattito rimane carente sull’argomento di maggior rilievo e spessore: quello del futuro dell’Europa, cui pure è stata dedicata una vasta consultazione popolare (il sito dedicato sulla pagina del Consiglioleggi). In questo contesto, suonano purtroppo flebili le parole di Pier Virgilio Dastoli su Linkiesta (leggi), che richiamano i principi federalisti e la visione dell’Europa di Altiero Spinelli e Alexander Langer.
 

 

Anche nell’epoca di internet e della condivisione immediata di qualsiasi notizia che sembra abbattere ogni barriera spazio-temporale, il grado di attenzione che l’essere umano presta alla notizia stessa continua ad essere direttamente proporzionale alla distanza geografica dal luogo in cui quella notizia ha origine. Generalizzando, si può dire che la rissa davanti al bar sotto casa ci interessa più di un terremoto in Giappone (ne parla in termini più rigorosi il sito Isidemarketingleggi). In modo traslato lo stesso sembra avvenire con i protagonisti della notizia: più ci sono familiari, più prestiamo attenzione. È quanto accaduto dopo il recente intervento di Mario Draghi alla conferenza sui diritti sociali (annunciata sulla Piattaforma AGEleggi), con il quale ha fornito alcune indicazioni circa “il modo in cui si vanno delineando il disegno d’insieme e la filosofia complessiva” della relazione sulla competitività, richiestagli dalla Commissione (Affari italiani ha pubblicato il testo completo dell’intervento: leggi). In Italia, il discorso di Draghi ha generato una ridda di commenti non tanto su quanto l’ex Governatore ha detto, quanto sui possibili ruoli che potrebbe essere chiamato a ricoprire nelle Istituzioni europee. I siti internazionali sono stati molto, molto più contenuti. Anche quelli che hanno pubblicato la notizia, lo hanno fatto in termini assai pacati (ad esempio BNNBloombergleggi)

 

Sebbene sia già stato deciso cosa sarà raffigurato sulle monete in euro della Bulgaria (lo segnala un articolo del sito Cronaca numismatica che presenta anche i bozzetti: leggi), l’ingresso del paese nell’Eurozona sembra destinato a slittare. Due anni fa il Governo aveva approvato un piano per l’adozione dell’euro a partire dal primo gennaio 2024 (ne aveva scritto Eastjournalleggi), ma tale scadenza è stata prima posticipata di un anno e adesso sembra destinata ad allontanarsi ulteriormente. Secondo il Governatore della Banca centrale Dimitar Radev infatti, l’economia della Bulgaria (il paese più povero dell’Unione europea in termini di PIL pro capite, come riportato da Openpolisleggi) è ancora penalizzata da un’inflazione eccessiva (le dichiarazioni di Radev sono riportate dall’agenzia bulgara BTAleggi). Se il dato in questione non sembra così drammatico (lo evidenziano le statistiche della Commissione: leggi), ciò che preoccupa gli analisti è piuttosto l’incerto quadro politico (come sottolinea un'altra agenzia, Novinite, che cita uno studio Unicredit: leggi).

 

Nel gennaio 2016, al World Economic Forum di Davos, Paul Laudicina, capo di una delle maggiori società mondiali di consulenza aziendale, pronunciò un intervento intitolato “La globalizzazione è morta: e adesso?” (leggi sul sito del Forum). A pochi anni di distanza la globalizzazione appare forse un po’ acciaccata, ma di certo non morta: molto chiara l’esposizione proposta dal sito Progresso Europa Riforma (leggi). Chi dimostra quotidianamente di non credere alla fine della globalizzazione è la Cina, che continua a perseguire il suo progetto di una Nuova Via della Seta anche con progetti arditi (il sito Students for International Relations illustra l’ipotesi dello scavo di un canale attraverso la Thailandia: leggi). Ma la Cina coltiva anche un altro progetto in parte parallelo a quello della Via della Seta: si tratta del cosiddetto Filo di Perle (String of Pearls), una traccia ideale che collega vari porti affacciati sull’Oceano Indiano e “che ha consentito a Pechino di connettersi con il ricchissimo mercato di sbocco europeo” (ne scrive il sito Mondo economicoleggi). In tale ottica assume grande importanza l’esito delle recenti elezioni alle isole Maldive, che hanno dato una maggioranza larghissima al partito filo-cinese (il resoconto su Il Postleggi), e riportano d’attualità un articolo del Times of India del gennaio scorso, intitolato “Maldive: l’India può permettersi di perdere questo spazio strategico?” (leggi).

 

L’asse franco-tedesco è da sempre considerato il perno di qualsiasi iniziativa politica dell’Unione europea. Anche se con inevitabili alti e bassi, tale asse si è dimostrato solido indipendentemente dal fatto che a Parigi e Berlino (o Bonn in precedenza) i governi fossero conservatori o progressisti, anche perché su tutto è sempre prevalso uno schietto spirito europeista. Le cose possono complicarsi con la crescita, nei due paesi, delle destre estreme. Tra i tanti tratti ideologici coincidenti del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e di Alternative für Deutschland (AfD) figura ovviamente il nazionalismo (alcune considerazioni sul quello tedesco sono proposte dall’agenzia APleggi). Per quanto riguarda il RN, è la stessa pubblicistica del partito ad illustrare la posizione in materia, ad esempio nel documento dedicato ai Territori francesi d’Oltremare (leggi, in part. pag. 5). Proprio su quest’ultimo aspetto tuttavia hanno cominciato a manifestarsi tra RN e AfD contrapposizioni tanto marcate, quanto inevitabili proprio a causa del nazionalismo che caratterizza le due forze. AfD ha messo in discussione l’appartenenza di Mayotte alla Francia (il sito ufficiale del Dipartimento propone una breve storia del territorio: leggi), e Le Pen non ha proprio apprezzato, come evidenzia un articolo di Euractivleggi.

 

Dialoghi europei sta programmando un evento dedicato ad Eugenio Colorni nell’ottantesimo dell’uccisione per mano di squadristi della Banda Koch (30 maggio 1944). Colorni, antifascista medaglia d'oro al valor militare alla memoria (la motivazione è sul sito della Presidenza della Repubblicaleggi), è vissuto vari anni a Trieste, dove ha insegnato filosofia al Carducci (allora istituto magistrale) e frequentato anche Saba, Curiel e Quarantotti Gambini. Arrestato in base alle leggi razziali e successivamente mandato al confino dal regime, ha condiviso la sorte e collaborato con Spinelli e Rossi, partecipando alla stesura del Manifesto di Ventotene. Note biografiche sono disponibili sui siti della Treccani (leggi) e dell’ANPI (leggi). A Colorni ed altri tre partigiani uccisi dai nazifascisti è stato dedicato il libro “La Resistenza dimenticata” (Mediabooks), presentato presso la sede dell’Associazione stampa romana il 19 aprile scorso: leggi.