Le problematica gestione della pandemia e le tensioni razziali in tutto il paese stanno mettendo in difficoltà Donald Trump in vista delle elezioni di novembre. In politica estera i rapporti con Cina e Russia sono complicati, in Medio oriente gli USA sembrano perdere influenza (di certo in Siria) e la “spartizione” della Libia tra Russia e Turchia suggerisce quasi un’irrilevanza americana nell’area. Ma un successo in politica estera sarebbe necessario per favorire la rielezione. La soluzione del problema balcanico per eccellenza, la contrapposizione tra Serbia e Kosovo, sarebbe un’importante medaglia da appuntare sulla giacca del Comandante in Capo. Per cercare di capire la situazione possono aiutare l’articolo di Balkaninsight. (leggi) e quello dell’Osservatorio Balcani Caucaso (leggi)I nazionalismi hanno in genere un rapporto complicato con la storia. Hanno bisogno della storia per creare una narrazione di continuità immutabile tra passato e futuro, ma la storia di cui si servono deve essere semplice e lineare, priva di quella complessità che invece sempre s’intreccia con le vicende umane. Così diventa quasi inevitabile per i leader nazionalisti forzare il senso di eventi passati, per piegali alla loro logica e alla loro propaganda. È quanto ha fatto il Presidente ungherese Orbán commemorando l’anniversario della rivolta contro l’intervento del patto di Varsavia nell’autunno del 1956, come riporta un articolo pubblicato da eastjournal: leggi. L’intento di piegare la storia alle esigenze delle proprie posizioni ideologiche appare in tutta la sua chiarezza in un intervento apparso sul sito del centro studi Hungarian Conservative, nel quale si auspica che il nuovo Governo italiano si allei a quelli di Budapest e Varsavia per far trionfare il nazionalismo in Europa (leggi qui la prima parte; la seconda non è stata ancora pubblicata).
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