Molti, all’interno di Israele e tra i suoi amici all’estero, criticano apertamente il Governo Netanyahu per l’incapacità di formulare una visione strategica del futuro di Gaza e dei territori palestinesi. Ma una mancanza di strategia è sembrata a lungo mancare anche alla dirigenza russa quando l’invasione-lampo dell’Ucraina si è rivelata una tragica chimera. Per non parlare poi della “fuga” americana dall’Afghanistan, che ha semplicemente aperto le porte al caos. L’assenza o la carenza di piani strategici al momento dell’avvio di un’azione bellica pare essere una caratteristica di tanti dei conflitti contemporanei. L’esempio più eclatante è stato forse quello dell’intervento occidentale in Libia del 2011, con la “rimozione” di Gheddafi (ricostruisce le fasi dell’intera crisi l’ISPI: leggi). Oltre due decenni dopo la Libia è ancora divisa e insicura, nonché terra di smistamento e transito di grandi flussi migratori. Nessuna organizzazione o alleanza internazionale sembra in grado di proporre soluzioni di lungo periodo, e così i singoli paesi privilegiano iniziative individuali, a supporto dei propri interessi tattici. Si inquadrano in questa prospettiva i viaggi a Bengasi dalla premier italiana Giorgia Meloni (abbinato ad una visita a Tripoli, come riportato da La Discussione: leggi), e quello, il giorno precedente, del Ministro degli interni di Malta Byron Camilleri (ne ha scritto il Times of Malta: leggi). L’editoriale del quotidiano maltese matte in rilievo come “In una settimana Haftar ha avuto due incontri con governi dell’UE. Questi ultimi si stanno muovendo verso un riconoscimento di fatto del potere politico di Haftar, che rafforzerà la sua posizione nella politica libica”.
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