Il Montenegro ha avviato i negoziati di adesione con l’UE nel 2012, mostrando inizialmente una certa determinazione politica a perseguire l’obiettivo, ma anche una discreta capacità amministrativa nell’avvio di alcune riforme. Col passare degli anni, tuttavia, il processo ha perso fluidità e il cammino si presenta ancora complesso. La situazione appare ancor più complicata dopo la sconfitta elettorale del ras Milo Đukanović, egemone indiscusso della politica montenegrina per oltre trent’anni (la notizia, dell’aprile scorso, sul sito di RaiNews: leggi). L’uscita di scena dell’ex sodale di Milošević ha privato il Montenegro di quella “stabilità” assai ambigua, ma tanto apprezzata dalle Istituzioni europee e soprattutto dai loro funzionari che conducono il dialogo con le autorità locali. Il paese è politicamente diviso, con una componente serba molto consistente, il cui lealtà alla patria montenegrina è spesso messa in dubbio. Ma un grosso problema continua ad essere rappresentato anche dalla criminalità organizzata, la cui protervia è stata ancora recentemente dimostrata dalla scoperta di un tunnel scavato fin sotto l’edificio dell’Alta corte per sottrarre prove giudiziali colà custodite – il caso è stato riportato dall’Osservatorio Balcani-Caucaso (leggi). Un quadro articolato dell’evoluzione politica del Montenegro è l’oggetto di una ricerca pubblicata sul sito del CESPI (leggi).
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