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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 23/10


Nel momento in cui la sera del 25 settembre è apparso evidente che la Lega usciva sconfitta dalla competizione interna al centrodestra, è diventato problematico un ritorno di Matteo Salvini al dicastero degli Interni. Durante la campagna elettorale il leader leghista aveva cercato di riciclare alcuni slogan anti-migranti, ma evidentemente qualcosa è cambiato e l’effetto prodotto non è più quello di un tempo. Sbaglierebbe tuttavia chi ritenesse che un nuovo sentimento solidaristico si sia fatto strada nella destra italiana. Prova ne è il voto di pochi giorni fa con cui il Parlamento europeo ha bocciato il bilancio dell’Agenzia per le frontiere esterne dell’UE Frontex, non tanto per la scarsa efficienza, ma soprattutto per l’incapacità di difendere i diritti fondamentali dei migranti. Contro la bocciatura hanno votato tanto gli europarlamentari della Lega quanto quelli di Fratelli d’Italia. Avvenire ha pubblicato un sobrio resoconto del voto (leggi), segnalando quali forze fossero a favore e quali contro la censura di Frontex. Una più ampia disamina dei problemi dell’Agenzia è fornita dal sito de Linkiesta: leggi.

 

Spesso oggetto di accuse (non sempre ingiustificate) per il modo in cui affrontano il problema delle migrazioni e della loro gestione, le Istituzioni europee non hanno in realtà mai rinunciato a cercare qualche punto di sintesi tra le diverse posizioni degli Stati membri in materia. Oltre al voto dell’Europarlamento menzionato qui sopra, bisogna segnalare un’iniziativa della Presidenza ceca per una riforma della politica di migrazione e asilo. Nel presentare la propria proposta, il ministro degli Interni Vít Rakušan ha sottolineato lo sforzo di mediazione sotteso dall’iniziativa, ma ha anche indicato come il problema superi i confini dell’Unione e concerna direttamente anche i paesi limitrofi, in particolare quelli dei Balcani occidentali: esempio chiarissimo di come l’allargamento dell’UE abbia non solo implicazioni mercantilistiche, ma anche politiche e sociali. Della proposta ceca ha scritto Euractiv.it: leggi. In merito alle preoccupazioni dell’UE circa il transito di migranti nei Balcani si veda anche un articolo pubblicato sul sito schengenvisainfo.com: leggi.

 

Fin da piccoli ci hanno insegnato che dobbiamo imparare dai nostri errori e non è certo un eccesso di zelo cercare di imparare anche dagli errori degli altri. Il costituendo governo italiano farà bene a studiare molto da vicino le decisioni e il comportamento di un altro neo-insediato governo di destra, quello britannico, che scegliendo una strategia arci-liberista ha spaventato i mercati, fatto perdere valore alla sterlina e obbligato la Banca centrale ad intervenire per evitare un vero e proprio tracollo economico e monetario. Paradossalmente, più che le (scontate) critiche dell’opposizione, ad aver imposto un’umiliante inversione di rotta e dopo breve resistenza le dimissioni alla Prima ministra Liz Truss, è stato il biasimo di molti eletti e sostenitori del suo stesso partito conservatore. La sostituzione del Ministro responsabile delle finanze a poche settimane dalla sua nomina non ha quindi salvato la poltrona di Truss, ma – soprattutto – ha arrecato un danno all’immagine del paese difficilmente superabile in tempi brevi, come scrive Wall Street Italia (leggi).

 

Sembra che la gestione della pandemia, e tutto sommato anche quella della crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, abbiano un po’ migliorato l’immagine delle Istituzioni europee tra i cittadini del continente: è come se negli Stati membri fosse diventato più difficile raccogliere consensi criticando qualsiasi provvedimento adottato a Bruxelles. Va riconosciuto tuttavia che, mentre i politici hanno a lungo utilizzato la polemica con l’UE per fini propri, raramente critiche aprioristiche sono venute dal mondo dell’imprenditoria e degli affari. Non sorprende quindi l’attenzione che uno dei maggiori gruppi mondiali di consulenza alle aziende (KPMG) dedichi tanta attenzione al modo in cui l’Unione sta predisponendo il quadro normativo per il ricorso alle energie rinnovabili e all’efficientamento energetico. Lungi dal criticare l’ambizioso progetto UE, KPMG propone una disamina dei testi e un’analisi di come potranno ancora essere modificati durante l’iter legislativo: una lettura interessante anche per chi non è né mai sarà cliente di KPMG ma desideri avere una fotografia precisa della visione integrata dell’UE in materia di clima, energia e trasporti: leggi.

 

Finché era Angela Merkel a guidare la Germania, l’asse franco-tedesco è stato l’indiscusso motore dell’intera Unione europea. Uscita di scena la Cancelliera e ormai consumata la Brexit, per Emmanuel Macron si è presentata l’occasione (non certo disprezzata dal suo ego) di presentarsi in Europa come primus inter pares. La pandemia, la guerra, la necessità di un periodo di “apprendistato” per Scholz e l’ingombrante presenza di Draghi hanno impedito che tale occasione potesse essere sfruttata. C’è poi stata la rielezione con numeri non entusiasmanti e, soprattutto, la perdita della maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. La vittoria della destra in Italia rianima il fantasma di Marine Le Pen a Parigi e per Macron il gioco si fa più difficile. Mentre sale il malessere sociale, critiche gli sono mosse in patria per eccesso di liberalismo e in Europa per eccesso di protezionismo. Come scrive Politico.eu, gli altri leader europei cominciano a chiedersi con quale Emmanuel Macron dovranno confrontarsi (leggi).

 

Nella rassegna stampa del 9 ottobre scorso avevamo segnalato la prima riunione, a Praga, della Comunità politica europea. Anche se una sede per un nuovo incontro nel 2023 è già indicata (la Moldova si è offerta di ospitare la riunione) permangono dubbi in merito alle modalità di organizzazione e finanziamento di questo nuovo forum. Un articolo pubblicato da EastJournal si è interrogato sull’utilità di questo nuovo organismo, che viene ad affiancarsi ad altre storiche e consolidate istituzioni quali l’Unione europea, il Consiglio d’Europa, l’Organizzazione per la sicurezza e cooperazione e, non ultima, la NATO: leggi.

 

Il mercato del lavoro sembra essere entrato in una dinamica schizofrenica, e questo a livello mondiale. Da un lato masse di persone prive di conoscenze e competenze basilari formano un Lumpenproletariat distribuito nelle varie periferie del mondo, alla ricerca disperata di un’occupazione che garantisca almeno la sussistenza. Dall’altro, giovani e meno giovani occupati soprattutto nelle aree urbanizzate del cosiddetto “occidente” si rimettono costantemente in gioco alla ricerca di condizioni occupazionali considerate più favorevoli, confidando in un bagaglio ancorché minimo di competenze. Questo fenomeno, cresciuto a dismisura negli ultimi anni e noto come Great Resignation nel mondo anglosassone, è emerso con forza anche in Italia. Per cercare di comprenderlo, può essere utile una ricerca della CGIL di Mantova focalizzata sulla realtà di quella provincia lombarda. Ne ha parlato la Gazzetta di Mantova, con due brevi articoli, disponibili qui e qui. Per approfondire la materia si può leggere quanto scritto qualche settimana fa sul portale network-digital-360.