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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 16/06

"Doppio appuntamento con Dialoghi Europei, venerdì 28 giugno, presso l'InCE di Via Genova 9 a Trieste: alle 16:30 assemblea generale dei soci (aperta ai simpatizzanti) e alle 17:30 conferenza sul tema "QUALE EUROPA DIETRO L'ANGOLO? Il voto per il Parlamento europeo,  il "rapporto Letta" e le "ricette di Draghi", relatori i professori Fabio Spitaleri e Luciano Mauro dell'Università di Trieste. Vi aspettiamo "molto" numerosi!
Il presidente
Giorgio Perini
 

Chi anche solo saltuariamente scorre con benevolenza questa rassegna stampa di Dialoghi europei sa che di solito non ci sono suggerimenti di lettura relativi a fatti e notizie che già stanno ricevendo grande attenzione sui media. Non si troverà quindi nulla, nelle righe che seguono, in merito ai risultati delle elezioni del 9 giugno, analizzati ormai in tutti i loro risvolti. Siccome però in democrazia l’appuntamento elettorale è il momento cardine del viver civile, ecco due segnalazioni che possono contribuire a comprendere le peculiarità dei due prossimi (ed inattesi fino a poco tempo fa) scrutini legislativi nel Regno Unito (4 luglio) e in Francia (30 giugno e 7 luglio). Mentre in Italia il Governo è fermamente intenzionato a modificare l’assetto istituzionale, con conseguenze dirette per il sistema elettorale (il testo del disegno di legge è disponibile sul sito del Senatoleggi), può essere utile comprendere come si vota altrove. La BBC ha pubblicato una semplice guida al voto (rigidamente maggioritario) dei sudditi di Re Carlo (leggi), mentre per il sistema francese a doppio turno può essere di aiuto un articolo (anche se risalente ormai a vari anni fa) de Lo Spiegoneleggi.  

 

Gli olandesi sono senza dubbio tra i cittadini più pragmatici d’Europa. Il loro individualismo, sviluppatosi durante secoli di (proficuo) mercantilismo, sembra essersi accentuato negli ultimi decenni (un’interessante analisi – anche se evidentemente di parte – è proposta da un discorso del vescovo di Utrecht pubblicato da Tempi nel 2022: leggi). È quindi comprensibile che i Paesi Bassi si siano dotati di un sistema elettorale proporzionale che frammenta la proposta politica in modo da soddisfare quasi tutte le tendenze personali: sono 15 i partiti che hanno conquistato seggi alle elezioni di novembre 2023, come riportato dal sito della rete NOSleggi. Il vincitore indiscusso di tali elezioni è stato il Partito per la libertà (PVV) di Geert Wilders, estremista di destra, anti UE e islamofobo (il ritratto è tracciato da Wiredleggi). Eppure, anche se il PVV è destinato ad occupare i posti chiave del futuro governo, non sarà Wilders a guidare l’esecutivo. Per il ruolo è stato infatti scelto Dick Schoof, un alto funzionario dell’amministrazione, in passato membro del Partito del lavoro (PvdA, socialista), ma pronto a “rappresentare tutto il popolo olandese”, come riferito dal NLTimes (leggi) e da Internazionale (leggi).

 

Come già segnalato nella rassegna del 19 maggio scorso, le manifestazioni di piazza di Tbilisi contro la cosiddetta legge sugli “agenti stranieri” hanno ricevuto una certa attenzione da parte dei media occidentali (SkyTG24 ha così illustrato la situazione: leggi). Anche fonti d’informazione più specialistiche hanno proposto interessanti analisi (l’Osservatorio Balcani-Caucaso con due puntuali articoli: leggi e leggi), in particolare facendo emergere l’evidente contraddizione di un paese che chiede ed ottiene la candidatura all’adesione all’UE e, pochi mesi dopo, entra in un esplicito conflitto con Bruxelles (la reazione della Commissione è stata chiara: leggi). Ma per l’agenzia russa TASS (che nei giorni in cui si celebrava l’anniversario dello sbarco in Normandia ha lamentato il rischio dell’apertura di un “secondo fronte” contro Mosca), “l’attuale leadership georgiana ha imposto una rotta decisa verso la rivitalizzazione e il rafforzamento della sovranità nazionale” (leggi). La società civile georgiana e parte delle Istituzioni non intendono tuttavia abbandonare la prospettiva europea. In vista delle elezioni legislative previste per il prossimo autunno sta prendendo corpo un fronte di opposizione guidato dalla Presidente Salomé Zourabichvili, come riferito da Eunewsleggi.

 

L’accordo quinquennale italo-albanese per la realizzazione e di due centri di permanenza temporanea per migranti è stato accolto fin dall’inizio in Italia da critiche da parte delle opposizioni e di settori della magistratura (un intervento sul sito questionegiustizia.it parlava di “illegittimità”: leggi); ha però anche suscitato curiosità e persino plauso da parte di alcuni politici europei. Secondo l’agenzia Associated Press, che riporta affermazioni di Giorgia Meloni, “l’accordo ha attirato l’interesse di 15 Stati membri su 27” (leggi). Il Presidente albanese Edi Rama ha sempre giustificato la decisione di sottoscrivere l’accordo con il Governo di Roma ricordando il debito di riconoscenza nei confronti dell’Italia per l’accoglienza data ai profughi albanesi negli anni Novanta (concetto ribadito anche recentemente, come riferito da Euronewsleggi). A distanza di oltre trent’anni da quel primo, ingente flusso migratorio, che generò ben presto la percezione di un “problema dell’immigrazione” (ha trattato il tema un articolo del 2023 sul sito della Fondazione Feltrinellileggi), la diaspora albanese in Italia appare ben integrata e pronta per dare un contributo allo sviluppo economico e culturale non solo del paese d’accoglienza, bensì anche di quello di origine. Lo illustra un accurato studio recentemente pubblicato dal CESPIleggi.

 

L’European Green Deal (proposto da Ursula von der Leyen nel novembre del 2019) si presentava come un vasto programma capace di implementare le politiche europee in ogni settore economico”: l’uso del tempo imperfetto (si presentava) scelto da un articolo di Unimondo.org in cui si analizza lo stato di attuazione del Green Deal (leggi) traduce la netta sensazione che tale programma sia oggi in stallo. Molte forze politiche sono diventate assai prudenti nel perorarne la realizzazione (ne ha scritto Il Fatto Quotidiano – leggi), mentre altre lo hanno drasticamente bocciato (il manifesto elettorale della Lega ne invocava ad esempio il superamento con il “ritorno del buonsenso”: leggi). Quello che è certo è che la nuova Commissione che prenderà corpo in questo post-elezioni denso di incertezze, dovrà fin da subito lanciare una riflessione sul “che fare” con riguardo alle politiche ambientali. Come evidenziato da uno studio pubblicato dall’Istituto Affari Internazionali – IAI (leggi), il Green Deal va ben al di là della promozione di una transizione ecologica: coinvolge le politiche industriali e diventerà sempre più uno dei cardini della politica estera dell’Unione, con implicazioni imprevedibili nei paesi del Medioriente e dell’Africa settentrionale che dipendono dallo sfruttamento delle fonti di energia fossile.

 

L’enorme impegno militare in Ucraina e i suoi costi di vite umane (“24.000 soldati uccisi o gravemente feriti al mese […], ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz”, secondo l’AgenPressleggi), e le sanzioni che in alcuni casi diventano assai dolorose (“Gazprom in profondo rosso”, ha titolato il Sole24Oreleggi) non sembrano incidere sulla vera e propria offensiva diplomatica portata avanti dalla Russia in molte parti del globo e soprattutto in Africa. L’ambasciatore Stefanini, ex consigliere del Presidente Napolitano, in un’intervista all’Agenzia Nova (leggi) sottolinea l’intento di Mosca “di «mettere un piede nel Mar Rosso» e di allargare la propria presenza lungo l’intera fascia saheliana dell’Africa”: in effetti, grazie ad un accordo venticinquennale “per la costruzione di uno snodo logistico a Port Sudan” che sta per essere finalizzato con il Sudan, i russi disporrebbero di una base stabile proprio a metà del Mar Rosso. Ma, come sottolinea l’ambasciatore, la proiezione sarebbe anche lungo l’intero asse est-ovest, fino alle coste dell’Atlantico. Scritto in uno stile da dispaccio militare, un interessantissimo articolo appena pubblicato dall’Institute for the Study of War, corredato da numerose cartine, illustra la situazione complessiva (leggi), annotando in particolare come al controllo russo manchi ancora il tassello del Ciad. “Putin ha offerto assistenza per […] «stabilizzare» il Ciad e ha promesso un maggiore sostegno politico per il Ciad presso le Nazioni Unite”; tuttavia “il Ciad ha anche fatto sforzi per bilanciare i rapporti con l'Occidente”.