Nella prima metà del XX secolo l’Ucraina era vista come il “granaio d’Europa”, concupito prima da Stalin (che ne forzò la collettivizzazione provocando il dramma dell’Holodomor, ricordato su Focus; leggi), quindi da Hitler (nei cui piani la “ fertile regione ucraina” doveva “ fornire le materie prime e i prodotti agricoli necessari alla Germania”: leggi sul sito Operation Barbarossa). Tuttavia, già il primo piano quinquennale sovietico (1928-32) “ produsse uno sviluppo dell’industria pesante, dell’energia e delle risorse minerarie” (come riporta una tesi disponibile sul sito dell’Università di Padova dedicata alla “ Russia e la questione ucraina” – leggi a pag. 36). All’epoca, importanti erano soprattutto le attività di estrazione del minerale di ferro e la siderurgia (lo sottolinea uno studio della Heirich Böll Stiftung: leggi), concentrate nelle regioni orientali, quelle ora occupate da Mosca. Oggi tuttavia il sottosuolo di quelle stesse regioni è importante anche per la presenza di ingenti giacimenti di terre rare: ne scrisse, ad appena un mese dall’attacco russo, il sito Materia Rinnovabile ( leggi). Dopo tre anni di guerra, le terre rare stanno diventando un jolly da spendere su un possibile tavolo della pace (come riporta l’ ADN Kronos: leggi), ma rischiano di diventare un altro elemento di attrito e contrapposizione tra Europa e Stati Uniti. È sembrato testimoniarlo la reazione del Cancelliere Scholz all’idea del presidente Trump di ottenere un “rimborso” dell’aiuto statunitense all’Ucraina mediante l’accesso alle sue materie prime strategiche (come riportato dal Kyiv Independent: leggi). Nel frattempo il dialogo diretto tra Casa Bianca e Cremlino sta rendendo irrilevanti le posizioni degli altri paesi.
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