Se ogni nuovo sondaggio sull’esito delle elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi offre l’opportunità di azzardare ipotesi più o meno verosimili sui futuri assetti istituzionali dell’Unione europea, molti sembrano dimenticare che un cambiamento significativo si avrà in ogni caso meno di un mese dopo la chiusura delle urne, quando la presidenza rotante del Consiglio dell’UE passerà dal Belgio, Stato membro fondatore e fermamente europeista, all’Ungheria di Orbán, sempre più critica, se non ostile, nei confronti dell’Unione. Il Parlamento europeo si è chiesto, con una risoluzione (disponibile sul sito del PE: leggi e commentata da Linkiesta: leggi), “se l'Ungheria sarà in grado di adempiere in modo credibile” ai sui compiti durate la presidenza semestrale. Va infatti anche ricordato che, nel caso gli Stati membri non trovassero un rapido accordo sulla designazione del successore di Charles Michel, anche le importanti funzioni di Presidente del Consiglio europeo (descritte sul sito del Consiglio: leggi) sarebbero espletate ad interim dal primo ministro ungherese. Una descrizione attenta ed articolata delle posizioni ideologiche di Viktor Orbán, della sua politica e delle sue alleanze è offerta da un ampio articolo di Politico.eu: leggi.
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