In genere, il tema dell’allargamento dell’UE trova qualche spazio nei discorsi dei politici europei, negli articoli dei giornali, nelle ricerche degli analisti di geopolitica. Ma spesso quei discorsi, quegli articoli e quelle ricerche si limitano a mettere in fila gli ostacoli e i problemi che si frappongono al progetto, senza avanzare proposte concrete sul modo di superarli. Tutto sommato, rientra tra questi appelli un po’ fine a se stessi anche l’ultima esternazione del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, secondo il quale l’UE deve essere pronta ad accogliere nuovi Stati membri nel 2030 (la notizia è stata ampiamente riportata, tra gli altri da Euronews: leggi). Gli ha fatto eco la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che tuttavia non ha citato date precise ma ha indicato una condizione indispensabile: se un paese è pronto per l’adesione, l’UE deve essere pronta a farne uno Stato membro (ne ha riferito l’ANSA: leggi). Quale sia la distanza tra il dire e il fare e quante e quali siano le implicazione di una “preparazione” dell’Unione in vista del prossimo allargamento è ben riassunto da un articolo del Guardian: leggi.
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