Nella Relazione sul futuro del mercato unico, preparata da Enrico Letta e presentata in aprile al Consiglio europeo (disponibile sul sito dell’Institut Delors: leggi) si afferma senza mezzi termini che non solo la politica di coesione è parte integrante del quadro complessivo in cui si colloca lo stesso mercato unico, ma anzi “è stata introdotta come [suo] elemento fondamentale”. Tuttavia, come sostiene un recente articolo de Il Mulino, “le politiche di coesione e, più in generale, le tematiche legate alle diseguaglianze paiono oggi avere perso attrattiva”. Inoltre “le politiche di coesione hanno subito una torsione […]; i fondi […] sono stati impiegati per esigenze impellenti […] come la lotta alla pandemia oppure alla sofferenza energetica, fino ad arrivare alla Strategia per l’Industria della Difesa europea” (leggi). Certamente, uno dei compiti più impegnativi della prossima Commissione sarà proprio quello di mettere mano ad una riforma della politica di coesione, nella consapevolezza che sono i Trattati ad imporre all’Unione di sviluppare un’“azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale” (TFUE art. 174 – leggi). Importanti contributi alla discussione su una tale riforma sono stati proposti nelle ultime settimane dalla Bertelsmann Stiftung (leggi), che invoca la necessità di “chiarire la […] missione, risolvere i problemi di finanziamento, migliorare la progettazione delle […] politiche e [delle] sinergie”, e dal Jacques Delors Centre (leggi), secondo il quale due sono i fondamentali problemi della coesione: “spesso è indirizzata verso luoghi sbagliati e raggiunge le persone sbagliate”.
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