Nel 1992, uno degli slogan della campagna presidenziale di Bill Clinton fu “it’s the economy, stupid” (ne ricorda la genesi il sito bookbrowse: leggi). Puntare sul benessere economico fece presa sugli elettori e Clinton venne eletto. Con il passare degli anni sembra tuttavia che la situazione sia diventata più complessa. Un recente articolo del Financial Times ha addirittura capovolto lo slogan, intitolando “It’s no longer the economy, stupid” e sostenendo che (almeno negli USA) l’orientamento politico influisce sulla percezione della situazione economica (leggi). In effetti, siamo confrontati a congiunture difficilmente spiegabili con i normali approcci dell’analisi economica. Un esempio è quello della Turchia, dove l’inflazione sfiora il 70%, la Banca centrale ha appena confermato il tasso di riferimento al 50%, ma l’economia marcia a pieno ritmo (come riferisce France24: leggi). Similmente, dopo due anni di sanzioni occidentali (evidentemente di scarsa efficacia come spiega Lavoce.info: leggi) la Russia registra una crescita superiore a quella media mondiale. In questo caso tuttavia, la lettura di tale risultato esige prudenza. Quella russa è diventata un’economia di guerra, che di guerra ha bisogno. Quando verrà la pace “sarà molto difficile riconvertire l’industria bellica per usi civili”, come ha analizzato Fortune Italia: leggi.
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