Riportiamo qui di seguito, in versione corretta, la prima segnalazione della rassegna della settimana scorsa, che per un problema tecnico conteneva alcune linee di testo non pertinenti. Ci scusiamo con il lettore che si fosse trovato disorientato.
I nazionalismi hanno in genere un rapporto complicato con la storia. Hanno bisogno della storia per creare una narrazione di continuità immutabile tra passato e futuro, ma la storia di cui si servono deve essere semplice e lineare, priva di quella complessità che invece sempre s’intreccia con le vicende umane. Così diventa quasi inevitabile per i leader nazionalisti forzare il senso di eventi passati, per piegali alla loro logica e alla loro propaganda. È quanto ha fatto il Presidente ungherese Orbán commemorando l’anniversario della rivolta contro l’intervento del patto di Varsavia nell’autunno del 1956, come riporta un articolo pubblicato da eastjournal: leggi. L’intento di piegare la storia alle esigenze delle proprie posizioni ideologiche appare in tutta la sua chiarezza in un intervento apparso sul sito del centro studi Hungarian Conservative, nel quale si auspica che il nuovo Governo italiano si allei a quelli di Budapest e Varsavia per far trionfare il nazionalismo in Europa (leggi qui la prima parte; la seconda non è stata ancora pubblicata).
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