Dinanzi alla violenza e brutalità dell’aggressione russa all’Ucraina, alle immagini delle città bombardate e alle centinaia di migliaia di vittime, qualsiasi discorso di ispirazione pacifista ha inevitabilmente porto il fianco all’accusa di “pro-putinismo” o, nel migliore dei casi, di ingenua irresponsabilità in presenza di una violazione dell’integrità territoriale di un paese. È così venuto a mancare, anche da parte di ambienti da cui ci si sarebbe aspettati qualcosa di più di inani appelli alla cessazione delle ostilità, una riflessione sul conflitto che distinguesse senza ambiguità l’aggressore dall’aggredito ma osasse allo stesso tempo proporre forme di “de-escalation”, eventualmente esponendosi al rischio di subire le critiche di chi ha finora sostenuto risolutamente lo sforzo bellico di Kiev. È mancata, in altri termini, una voce come quella che fu di Alexander Langer, il quale, durante il conflitto iugoslavo, da pacifista dichiarato seppe condannare la “sedicente neutralità” dell’Europa (il suo famoso intervento sull’Europa e Sarajevo è già stato citato in passato da questa rassegna di Dialoghi europei; è disponibile qui). Alcune riflessioni non manichee su pacifismo e guerra in Ucraina sono oggi proposte sul sito Ultima voce (leggi), focalizzato sulle problematiche sociali.
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