News

Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 02/04

Tra le critiche più gravi e concrete mosse ai responsabili italiani della salute pubblica per l’iniziale gestione dell’epidemia da Covid19, figurano a giusto titolo le carenze del piano anti-pandemico nazionale. Come aveva segnalato una relazione dell’Organizzazione mondiale della sanità già nel 2020 (pubblicata tra gli altri da startmag.it – vedi), la mancata attuazione di tale piano, non aggiornato da molti anni, portò gli ospedali a reagire in modo “improvvisato, caotico e creativo”. Se la pandemia da Covid19 è stata un disastro epocale, probabilmente la sua gravità appare tutto sommato circoscritta se confrontata alla sconvolgente (anche se purtroppo non ben percepita) calamità del cambiamento climatico. Come i medici dell’OMS all’epoca, anche climatologi lanciano accorati appelli all’azione, ma pure in questo caso, la politica è molto restia a recepire i messaggi d’allerta. Persino in Germania, dove indubbiamente la sensibilità eco-ambientale è diffusa tra i cittadini, i più importanti e prestigiosi ricercatori accusano il Governo di colpevole inazione in questo campo, come riportato da un articolo dello Spiegelleggi.

 

Sondaggio dopo sondaggio, appare sempre più chiaro che la maggioranza dei cittadini del Regno Unito si è convinta che uscire dall’Unione europea sia stato un errore (ne ha parlato qualche tempo fa il sito Tag24leggi). Solo una prospettiva storica di più lungo periodo consentirà un effettivo giudizio di valore, ma rimane indiscutibile che il modo in cui i vari governi che si sono succeduti a Westminster dai tempi del referendum (2016) fino ad oggi hanno dato prova di un certo pressapochismo nella gestione del passaggio storico segnato dalla Brexit. Ad averne fatto le spese sono state soprattutto le imprese britanniche, improvvisamente private di manodopera “continentale” e gravate da una mole di pratiche e formalità per poter commerciare con aziende dell’UE. Ma ad essere risultati penalizzati sono stati anche i comuni cittadini, in particolare quelli che beneficiavano di aiuti e sostegni erogati dall’Unione. Lo evidenzia molto bene il caso, riportato dalla BBC, del finanziamento delle organizzazioni di supporto ai portatori di handicap nordirlandesi. Da fine marzo è concluso il programma di aiuto del Fondo sociale europeo, e gli operatori non sanno ancora se il Governo di Londra sarà in grado di sostituire quella imprescindibile fonte di sostentamento: leggi.

 

Bisogna purtroppo riconoscere che, dopo che per anni la destra italiana ha costruito parte delle proprie fortune sulla polemica anti-migranti, la percezione del fenomeno migratorio ha assunto caratteristiche tali da ostacolare un’analisi oggettiva della situazione geopolitica dell’Africa settentrionale. Così, se improvvisamente l’Italia sembra aver “scoperto” la Tunisia solo dopo che i barconi in partenza da Sfax si sono riempiti di profughi sub-sahariani, poca o nessuna attenzione è rivolta agli altri grandi paesi del Maghreb mediterraneo. Il caso dell’Algeria è emblematico. Protagonista per un giorno dei titoli dei giornali in occasione della firma di accordi per l’acquisto di gas, il giorno successivo il paese (e le sue grandi contraddizioni) sembra non meritare più alcun interesse mediatico. Eppure, il ruolo che l’Algeria sta cercando di ritagliarsi non è banale. Fornitrice di energia all’occidente che non vuole più il gas russo (qui quello che dice il sito dell’organizzazione italo-algerina Assadakah), è essa stessa grande alleata di Mosca ed amica della Cina (ne scrive l’Agenzia Nova: leggi), ma anche fonte di tensione nella regione per i contrasti con il Marocco (qui quanto riporta il sito di Africarivista.it). A chi volesse approfondire, si suggerisce l’articolata analisi proposta sul sito Mondointernazionale.org.

 

L’accordo tra Unione europea e Turchia sulla “gestione” da parte di quest’ultima dei profughi siriani fuggiti dal loro paese e dalla guerra civile è stato oggetto di critiche innumerevoli e spietate, senza che in realtà il suo principio e la sua ragione d’essere siano mai stati messi in discussione. Da un lato, i leader europei non ribattono alle accuse di ipocrisia perché non avrebbero soluzioni alternative da proporre, dall’altro, il Presidente turco non si fa scrupolo di usare l’accoglienza che garantisce ai rifugiati come arma di ricatto politico. Nel frattempo, i siriani che vivono nei campi profughi in Turchia sono vari milioni, aumentati ulteriormente nelle ultime settimane, dopo il terremoto cha ha colpito proprio la Turchia orientale e la Siria. Un giorno bisognerà studiare con attenzione la risposta data a questa situazione dalla popolazione turca, che ha finora dimostrato sentimenti di accoglienza straordinari. La crisi economica in cui si sta avviluppando la Turchia sta tuttavia cambiando il paradigma di fondo, e le reazioni xenofobe cominciano ad affiorare. Ne ha scritto Geopolitica.infoleggi.L’accordo tra Unione europea e Turchia sulla “gestione” da parte di quest’ultima dei profughi siriani fuggiti dal loro paese e dalla guerra civile è stato oggetto di critiche innumerevoli e spietate, senza che in realtà il suo principio e la sua ragione d’essere siano mai stati messi in discussione. Da un lato, i leader europei non ribattono alle accuse di ipocrisia perché non avrebbero soluzioni alternative da proporre, dall’altro, il Presidente turco non si fa scrupolo di usare l’accoglienza che garantisce ai rifugiati come arma di ricatto politico. Nel frattempo, i siriani che vivono nei campi profughi in Turchia sono vari milioni, aumentati ulteriormente nelle ultime settimane, dopo il terremoto cha ha colpito proprio la Turchia orientale e la Siria. Un giorno bisognerà studiare con attenzione la risposta data a questa situazione dalla popolazione turca, che ha finora dimostrato sentimenti di accoglienza straordinari. La crisi economica in cui si sta avviluppando la Turchia sta tuttavia cambiando il paradigma di fondo, e le reazioni xenofobe cominciano ad affiorare. Ne ha scritto Geopolitica.infoleggi.
 

 

La guerra in Ucraina ha già palesemente modificato i rapporti di forza all’interno dell’Unione europea. Se l’asse franco-tedesco pur scricchiolando sembra reggere, il ruolo degli altri grandi paesi sta mutando rapidamente. Finita l’era Draghi, l’Italia è tornata ad essere l’anatra azzoppata dal debito e per di più guidata da un Governo guardato con preoccupazione da molte cancellerie. Anche il Governo polacco preoccupa molti partner dell’Unione, ma l’essersi trasformata nel baluardo del sostegno all’Ucraina ha consentito alla Polonia di collocarsi in una posizione di primo piano tanto nella NATO che nell’UE. E il Primo ministro Morawiecki ha già colto l’occasione per ergersi a paladino di una nuova visione dell’Europa, dove il percorso di integrazione dovrebbe essere fermato, ed anzi invertito. Sono le ben note posizioni dei sovranisti di Visegrad che riemergono con forza e vengono ribadite con solennità istituzionale, come appare esplicitamente dal discorso pronunciato ad Heidelberg da Mateusz Morawiecki (del quale l’Ambasciata di Polonia ha fornito alla Nuova Padania il resoconto da pubblicare – leggi – e che è stato commentato con un titolo provocatorio da Formiche.net – leggi), ma anche dalla sua recentissima proposta di creare una nuova comunità economica dell’Europa orientale, per il momento con Romania e Ucraina, come ha scritto Euractiv.itleggi.   

 

Mancano ancora tre mesi alla fine del turno di presidenza svedese del Consiglio dell’UE, ma probabilmente non ci si deve aspettare nessuna iniziativa di rilievo, a parte una solida gestione degli affari correnti. Lo conferma l’intervista rilasciata dall’Ambasciatore svedese in Italia Jan Björklund al quotidiano online Futuro Europa (leggi). È invece lecito aspettarsi un atteggiamento diverso da parte della Spagna, che assumerà la presidenza nel secondo semestre di quest’anno. Il premier Sánchez è consapevole che l’occasione per il Governo è estremamente importante, visto che a dicembre si terranno le lezioni politiche e il modo in cui Madrid avrà gestito la presidenza potrà senz’altro influenzare l’elettorato. Sánchez sta già del resto cercando di conquistare visibilità sul piano internazionale: dopo aver partecipato al vertice iberoamericano di Santo Domingo (ne ha scritto Euronewsleggi), volerà a Pechino, quasi a preparare il terrendo per l’imminente visita di Macron e von der Leyen. Sull’importanza di questa stagione politica per la Spagna ha scritto Linkiestaleggi.