Gianni Rodari, di cui nel 2020 ricorreva il centenario della nascita, è stato per tutta la vita (e fino alla morte nel 1980) un militante del Partito comunista italiano. A differenza di altri scrittori contemporanei (Vittorini, Calvino…) non ha mai preso le distanze dal partito, né dall’Unione sovietica, pur seguendo un percorso intellettuale autonomo. In URSS Rodari era popolarissimo e i suoi testi sono stati tradotti in molte delle lingue delle Repubbliche sovietiche. Anna Roberti, scrittrice e traduttrice dal russo, ha pubblicato un libro dedicato proprio al successo di Gianni Rodari in Unione sovietica, che “EastJournal” ha recentemente recensito: (leggi). A questa segnalazione se ne può tuttavia abbinare un’altra. Se la Mosca di Krushov e Breznev guardava con simpatia ai personaggi di Rodari, così non sembra essere per la Mosca di Putin, come risulta da questo dispaccio dell’Ansa di un paio d’anni fa: (leggi)
|