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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 21 agosto

Il vecchio adagio “tout se tient”, tutto si tiene, è fatto risalire al linguista svizzero Ferdinand de Saussure, che lo applicava alle strutture del linguaggio. Ma l’aforisma vale anche per molti altri campi, tra cui le relazioni internazionali, dove considerazioni politiche, strategiche, economiche e militari sono inevitabilmente interconnesse. Ce lo dimostra anche l’articolo pubblicato dal sito di Geopolitica.info, nel quale vengono analizzati vari retroscena della politica energetica algerina. L’Italia, che proprio sulle forniture di gas dall’Algeria ha in gran parte puntato per svincolarsi dalla dipendenza russa, si trova così (involontaria?) pedina di una partita a scacchi assai complessa: leggi.

 

L’argomento sembra essere fatto apposta per suscitare dibattiti e polemiche: quali sono le finalità della politica commerciale cinese nei confronti dei paesi terzi ed in particolare di quelli coinvolti nella cosiddetta “nuova via della seta”? Si tratta di puro sviluppo economico o di strisciante imperialismo? La minaccia di un tentativo egemonico del Dragone è stata percepita da molti come concreta e reale ogni volta che da Pechino sono venute proposte di investimenti ed acquisizioni. Anche Trieste ne sa qualcosa.
Del resto ci sono obiettivamente aree geografiche nei confronti delle quali la Cina ha senz’altro agito con l’intento di monopolizzare alcuni settori strategici dell’economia. È il caso dei Balcani, dove l’azione è stata costante ed ha interessato molti paesi, con strategie di coinvolgimento mirate. Lo sforzo cinese è quindi innegabile, eppure un’analisi non superficiale, come quella apparsa su BalkanInsight.com, suggerisce che i risultati sono stati, almeno finora, relativamente modesti: leggi.

 

Dall’inizio dell’aggressione russa all’Ucraina si fa un gran parlare di ritorno alla guerra fredda e tutti sembrano aspettarsi che, una volta silenziate le armi, proprio una nuova contrapposizione tra due opposte visioni del mondo sia destinata a contraddistinguere i decenni a venire. Probabilmente si arriverà a qualcosa del genere; tuttavia sarà difficile che la storia si ripeta in modo pedissequo. Una ricomposizione di alleanze tra il pragmatico e l’ideologico si è ormai messa in moto e sarà interessante vedere come si evolverà. Alcuni scricchiolii ed alcune fessure apparsi già negli anni scorsi sia nel campo “occidentale” (crisi greca, Brexit, Visegrad, disputa Francia-Australia…) che in quello “orientale” (prese di distanza da Mosca di Stati ex sovietici, conflitto frontaliero tra India e Cina, qualche distinguo nel mondo slavo) porteranno forse ad esiti sorprendenti. A poche settimane da un voto dirimente per il nostro paese, merita attenzione un’analisi delle tendenze in atto su un palcoscenico ben più vasto dell’Italia, quale quella proposta da Moderndiplomacy.eu (leggi) prendendo lo spunto da recenti interventi di Viktor Orbán. Una versione in italiano (frutto forse di automatica) si trova su Lindro.it (leggi).

 

(…) chiamiamoli per quel che sono, dittatori, di cui però si ha bisogno (…)”. La frase, pronunciata da Mario Draghi in conferenza stampa nell’aprile 2021, è un condensato di Realpolitik per alcuni, di puro cinismo per altri. Resta il fatto che, da quando esiste la diplomazia, il suo scopo principale è proprio quello di conciliare l’inconciliabile. Il pagamento di miliardi di euro alla Turchia affinché blocchi di fatto il flusso di migranti che aspirano a raggiungere l’Europa lungo la rotta balcanica, bollato come mercimonio da molte coscienze, costituisce ormai un “caso di scuola” da replicare perché funzionale al fine da raggiungere. È quanto è avvenuto di recente con gli accordi tra Unione europea e Marocco per “tutelare” la frontiera con le enclave spagnole di Ceuta e Melilla, di cui parla un articolo di Europa.Today.eu: leggi.

 

Mentre sono ancora in via di definizione i programmi elettorali dei vari partiti, già circolano voci di possibili richieste alla Commissione di modifica delle condizioni relative all’uso dei fondi del PNNR. Non sarebbe la prima volta che alcune parti politiche, cui Bruxelles deve essere assai invisa, gridano al carattere vessatorio di limiti e salvaguardie normalmente (e saggiamente) applicati nel caso di finanziamenti UE agli Stati membri. Viceversa, poca pubblicità viene data ai costanti flussi di denaro resi disponibili dai programmi comunitari a vantaggio di imprese, territori e cittadini. È il caso del programma Interreg Italia-Croazia 2021-2027, approvato definitivamente alcuni giorni orsono e che offre un sostegno per iniziative di cooperazione transfrontaliera con un bilancio di 173 milioni di euro. L’annuncio dell’approvazione è apparso sul sito dedicato Italy-Croatia.eu (leggi).

 

L’ambientalista portoghese Cláudia Agostinho è certamente molto meno nota di Greta Thunberg, ma non è escluso che nei prossimi mesi il suo nome trovi spazio crescente nella stampa e sui social. La ventunenne Cláudia infatti, assieme ad altri cinque giovani, ha intentato presso la Corte europea dei diritti dell’uomo una causa contro 32 paesi europei per denunciarne l’indifferenza e l’inazione nella lotta ai cambiamenti climatici. Come segnala un articolo de Linkiesta (leggi), nel caso la Corte di Strasburgo dovesse dar ragione ai cinque instanti e riconoscesse una responsabilità dei Governi dei 32 paesi, non si tratterà solo di una “condanna esemplare”, ma anche dell’imposizione di un obbligo per gli stessi Governi affinché agiscano e ottengano risultati. Anche l’inserto “Pianeta 2030” del Corriere ha dato ampio spazio alla notizia (leggi).