Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 20/06 - 25/06
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Sabato 19 giugno si è tenuta la prima riunione plenaria della Conferenza sul futuro dell’Europa. Poco, pochissimo rilievo è stato dato dai mezzi di comunicazione italiani ma, occorre precisarlo, anche stranieri. D’altra parte, lo stesso sito della Conferenza non ha brillato per dovizia di informazioni. Lo scarno ordine del giorno là disponibile lo dimostra: (leggi). Eppure questa rassegna stampa di Dialoghi europei, che già più volte ha segnalato notizie relative alla Conferenza (e continuerà a farlo) vuole suggerire almeno la lettura dell’articolo pubblicato su Euractiv.it che presenta la posizione del “Gruppo Spinelli”, illustrata proprio in occasione della prima plenaria: (leggi).
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Nello stesso contesto, ma con una nota critica in merito alla riunione plenaria iniziale della Conferenza sul futuro dell’Europa, sempre da Euractiv.it segnaliamo un articolo (leggi) che riferisce il contenuto di alcuni degli interventi pronunciati in occasione del (contemporaneo) festival letterario Taobuk di Taormina (18-21.6.2021) che quest’anno aveva come filo conduttore le “metamorfosi” e ha dedicato una sezione anche alle “metamorfosi di Europa”: (leggi).
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Ancora una volta l’Unione europea, tramite il suo alto Rappresentante per la politica estera Josep Borrell, ha convocato a Bruxelles il Presidente serbo Aleksandar Vučić e il Primo Ministro kosovaro Albin Kurti per l’ennesima iniziativa volta ad avviare la normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina. Ancora una volta le posizioni dei due interlocutori sono rimaste immutate e un nuovo vertice è stato (stancamente) annunciato per luglio. Vari giornali ed agenzie di stampa hanno riferito in merito all’incontro, ma vogliamo segnalare agli interessati in particolare l’articolo a firma Marco Siragusa pubblicato su EastJournal.net, che con sottile ironia costruisce un parallelo tra il dialogo Vučić-Kurti e quello Estragone-Vladimiro in “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, vetta del teatro dell’assurdo: (leggi)
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Si è parlato relativamente poco sulla stampa italiana anche delle recenti elezioni armene, che un po’ a sorpresa hanno visto la conferma del Primo ministro uscente Nikol Pashinyan. Quest’ultimo infatti era stato oggetto di feroci critiche dopo la sconfitta subita dall’Armenia nella guerra con l’Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh (autunno 2020). Il cessate il fuoco tra le due ex-Repubbliche sovietiche era stato promosso dalla Russia, sempre molto interessata alla regione caucasica. Un dettagliato resoconto dell’esito delle elezioni viene proposto (con una corrispondenza da Mosca) dal sito AsiaNews.it dell’agenzia di stampa del Pontificio istituto missioni estere: (leggi)
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Milo Đukanović ha iniziato l’attività politica quando ancora esisteva la Jugoslavia. Già allora (e poi per molti anni) il suo nome è stato legato ad inchieste (soprattutto della magistratura italiana) per contrabbando di tabacco tra il Montenegro e l’Italia. La cosa non sembra avergli turbato i sonni, né ostacolato la carriera politica: per trent’anni è stato ai vertici dello Stato montenegrino, ricoprendo più volte la carica di Primo ministro e di Presidente della Repubblica (carica quest’ultima che riveste tuttora). A seguito delle elezioni di fine 2020 tuttavia, una coalizione di sette partiti a lui avversi ha trovato un accordo per la formazione di un governo, escludendo la sua forza politica dall’esercizio diretto del potere. La coalizione è però fragile e ciò che la tiene unita è essenzialmente la paura che una crisi rimetta Đukanović in sella. Quanto intricata sia la situazione lo descrive dettagliatamente un articolo apparso sul sito dell’”Osservatorio Balcani-Caucaso”: (leggi)
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Tra gli effetti deleteri di quello che a torto o a ragione chiamiamo moderno “populismo” c’è lo sdoganamento del “parlare da caserma”, o da “osteria” se si preferisce: frasi che devono sembrare slogan, libero turpiloquio, linguaggio aggressivo. Si salva forse ancora la lingua parlata dai diplomatici, che devono sempre ponderare la portata delle loro parole perché, in diplomazia, le parole contano, eccome. Un interessante articolo dedicato ai rapporti EU-Cina e USA-Cina, pubblicato sul sito “Politico.eu” spiega come le minori difficoltà incontrate da Bruxelles rispetto a Washington nel dialogo con Pechino siano anche dovute ad un’impostazione che riflette il tipo di rivalità tra le parti. Per gli Stati Uniti, la Cina è un “rivale strategico”, per l’Unione europea, un “rivale sistemico”: (leggi)
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Confidando che il clima estivo renda indulgente chi legge questa rassegna stampa, l’ultima segnalazione di questa settimana non riguarda temi politici o geo-strategici, ma propone invece un piccolo omaggio a Dante nel 700° anniversario della morte, pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Omaggio che offre l’occasione per sottolineare l’ammirazione profonda provata nei confronti del Poeta da Sigmund Freud, al punto da individuare un parallelo tra l’indagine psicoanalitica e il viaggio di Dante nell’oltretomba, entrambi segnati da un cammino alla fine del quale si possa “riveder le stelle”. L’articolo della FAZ ricorda che Freud leggeva la Commedia in italiano: ne possedeva una copia che aveva acquistato, tra testi d’antiquariato, a Trieste nel 1876: (leggi)
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