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Rassegna stampa di testate nazionali e internazionali 02/07 - 10/07


 

Gli esasperanti tempi della giustizia in Italia, oltre a danneggiare i cittadini, fanno torto all’idea stessa di giustizia. È tuttavia sbagliato pensare che il problema sia solo italiano. Esemplare il caso dei procedimenti penali a carico di soldati britannici che, durante i “disordini” (troubles) in Irlanda del Nord del secolo scorso, spararono contro dimostranti repubblicani, uccidendo e ferendo decine di persone. I meno giovani tra le lettrici ed alcuni lettori di questa rassegna stampa ricorderanno la “Bloody Sunday” (30 gennaio 1972), la domenica di sangue che segnò una delle fasi più drammatiche della guerra civile nordirlandese. Quasi mezzo secolo è passato, eppure la giustizia non ha ancora fatto il suo corso. Un articolo apparso sul sito della BBC fa un impietoso resoconto di quanto accaduto (e accade): (leggi)

 

Ci sono stati momenti in cui le riunioni al vertice del cosiddetto “Processo di Berlino” rappresentavano occasioni importanti per dare quanto meno visibilità al percorso di integrazione dei Balcani occidentali nell’UE. Basti pensare al successo che ebbe il vertice organizzato a Trieste dal Governo italiano nel luglio 2017: nei mesi successivi ci si illuse addirittura che un benevolo “spirito di Trieste” potesse generare dinamiche epocali. Non successe allora, né in seguito; e del vertice organizzato da Merkel il 5 luglio di quest’anno appena si trova traccia nelle note d’agenzia. Eppure la situazione esigerebbe una vera scossa, perché mentre niente sembra muoversi sulla strada dell’adesione dei Balcani occidentali alla UE, la situazione si avvita su sé stessa. Il sito dell’Osservatorio Balcani-Caucaso illustra chiaramente tale situazione: (leggi). Nel frattempo, a Bruxelles è stato finalmente raggiunto un accordo interistituzionale sui fondi da destinare alle azioni di sostegno all’allargamento nel periodo 2021-2027, come riferisce il sito di “Euroconsulting”: (leggi)

 

La scorsa settimana la rassegna stampa di Dialoghi europei ha menzionato il raggiungimento di un accordo in sede europea sulla riforma della politica agricola comune, segnalando in particolare un’intervista con l’ex ministro De Castro. Ritorniamo sull’argomento proponendo un’altra intervista, pubblicata in questo caso sul sito di Euractiv.com. Ad esprimere un parere più critico sullo svolgimento del negoziato interistituzionale e su alcuni dei risultati raggiunti è in questo caso il parlamentare europeo Eric Andrieu (socialista francese), che ha preparato la relazione sull’organizzazione comune dei mercati: (leggi)

 

Sono anni ormai che procedono i lavori per la costruzione di una gigantesca diga sul Nilo azzurro in territorio etiope. E con la costruzione, le polemiche con i paesi a valle della diga stessa (Sudan ed Egitto), fortemente preoccupati dalle conseguenze di tale opera sulla disponibilità di acqua nel loro territorio. Il bacino artificiale si sta lentamente formando, ed ora Addis Abeba ha deciso di accelerare le operazioni di riempimento, con l’obiettivo di completarle in sette anni. Ciò implicherebbe però una significativa riduzione del volume d’acqua che raggiungerebbe l’Egitto, suscitando grandissima preoccupazione al Cairo. Ne parla un articolo apparso sul sito di “Internazionale”: (leggi) 

 

Sempre a proposito di Egitto, si segnala agli interessati uno studio da poco accessibile sul sito del CESPI, nel quale vengono analizzati gli avvenimenti succedutisi negli ultimi dieci anni, dalla caduta di Mubarak ai giorni nostri. Lo studio esamina in particolare gli aspetti sociologici della “rivoluzione” scoppiata ad inizio 2011, segnalando come le diverse anime del movimento di protesta siano rimaste aliene l’una all’altra, lasciando così spazio al proselitismo dei Fratelli mussulmani e, infine, alla ripresa del potere da parte delle Forze armate: (leggi)

 

Mai le forze politiche che si oppongono al partito “della Giustizia e dello Sviluppo” (AKP) di Recep Tayyip Erdoğan avrebbero vinto le elezioni comunali ad Ankara ed Istanbul nella primavera 2019, se nella coalizione non fosse stato presente anche il partito che sostiene, in modo democratico e pacifico, la causa kurda, il “Partito Democratico dei Popoli” (HDP). Considerando che alle prossime elezioni politiche la rielezione di Erdoğan potrebbe essere concretamente a rischio, ecco che la Corte Costituzionale turca si trova a dibattere lo scioglimento dell’HDP e il bando dai pubblici uffici per quasi 700 dei suoi funzionari ed attivisti, come spiega un’attenta analisi pubblicata sul sito della Stiftung Wissenschaft und Politik: (leggi)

Concludiamo questa rassegna stampa, segnalando un altro anniversario legato all’”inizio della fine” della Iugoslavia. È un evento che rischia di essere considerato “minore” alla luce dei massacri che a partire dal 1991 hanno macchiato per sempre la storia dei Balcani; però sembra giusto ricordare chi quei massacri ha cercato di evitarli, anche a costo di esporsi in prima persona e morire a 35 anni. È “EastJournal” a raccontarci la storia del giovane capo della polizia di Osijek, Josip Reihl-Kir: (leggi)