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Rassegna stampa delle testate nazionali e internazionali a cura di Paolo Gozzi - 29/01

Sebbene siano passati molti mesi dalla sua conclusione (maggio 2022), la “Conferenza sul futuro dell’Europa” fa ancora parlare di sé. Questo può già essere considerato un risultato positivo, vista l’incertezza che regnava nei giorni successivi la formale chiusura dei lavori (si veda qui cosa scrisse molto realisticamente all’epoca l’autorevole Centre for European Policy Studies – CEPS). Ora si apprende che a margine del recente Consiglio dei Ministri congiunto franco-tedesco, Parigi e Berlino hanno creato un gruppo di lavoro incaricato di formulare raccomandazioni in merito a riforme istituzionali dell’UE basate sui risultati della “Conferenza” (l’annuncio è sul sito del Ministero degli esteri tedesco: leggi). Sarà quindi importante che anche le Istituzioni di Bruxelles, criticate per un certo conservatorismo in materia (come scrive Euractiv – leggi) raccolgano la sfida degli Stati membri. A chi volesse approfondire l’argomento, si suggerisce la lettura dell’accurata analisi in due parti di Paolo Ponzano, pubblicata nel dicembre scorso sul sito Eurobull/Treffpunkteuropa: leggi qui la prima e qui la seconda parte.

 

Ancora non molti anni fa, la spregiudicatezza non era certo considerata una caratteristica positiva di donne o uomini di governo, dai quali ci si aspettava semmai doti di prudenza e ponderatezza. Ma naturalmente i tempi sono cambiati e oggi l’azzardo, la boutade sopra le righe, la rivendicazione ai limiti dell’insolenza fanno spesso la forza del politico. Recep Tayyp Erdoğan incarna perfettamente lo statista spregiudicato, capace di giocare contemporaneamente su vari fronti e di nascondere le sue (molte) debolezze dietro una maschera di protervia. Nel pieno di una crisi economica gravissima (evidenziata negli ultimi giorni anche da un breve lancio di Reuters – leggi) il Presidente turco cerca in tutti i modi di mantenere viva l’attenzione su di sé e sulle sue mosse politiche. La vicenda dell’acquisto di caccia F16 americani, che dovrebbe essere un non-problema per il paese con il secondo esercito più grande della NATO, è stata altamente politicizzata dalla diplomazia di Ankara. Questa volta però il principale risultato sembra essere una presa di distanza da parte del Congresso statunitense, come spiega Startmag.it: leggi.

 

I problemi dell’economia nazionale non stanno ostacolando le attività dei grandi gruppi industriali turchi presenti all’estero, in particolare in Africa, dove le aziende di Ankara sono pronte ad approfittare di inaspettate défaillance cinesi. Per la Cina, l’Africa è da anni un obiettivo strategico dal punto di vista geopolitico ed economico (si veda l’interessante articolo pubblicato dal CESPI in vista del forum Cina-Africa del 2021, accessibile qui). Ultimamente però la debolezza, seppur relativa, dell’economia cinese sembra incidere sulle disponibilità finanziarie destinate a sostenere la realizzazione di grandi progetti nel mondo. Emblematico il caso del previsto finanziamento a favore dell’Uganda per la realizzazione di una linea ferroviaria che doveva collegare la capitale Kampala con il Kenya, ennesimo tassello africano della “nuova via della seta” cinese. Dopo anni di tergiversazioni, ora l’Uganda ha cancellato gli impegni con Pechino e si sta rivolgendo all’impresa turca Yapi Merkezi, già attiva nella vicina Tanzania. La notizia è apparsa sul sito specializzato railfreight.com (leggi) ed è stata riprese in italiano da Formiche.net (leggi).

 

Globalmente, nel corso del 2022 il 15% di tutte le importazioni italiane di gas è arrivato dall’Azerbaijan, mentre il 16% è venuto dalla Russia. A fine anno, tuttavia, il flusso di gas azero era quasi doppio rispetto a quello del gas russo, segno evidente dello sforzo italiano di privilegiare gli altri paesi fornitori a scapito di Mosca (la situazione è stata illustrata i termini semplici e chiari da Today.it – leggi). Bisogna riconoscere nondimeno che se da un lato l’Azerbaijan deve esser considerato un’importantissima controparte commerciale, dall’altro non costituisce di certo il più affidabile dei partner politici. Non va poi dimenticato che il conflitto tra Azerbaijan ed Armenia per il controllo del Nagorno Karabakh costituisce di fatto un’altra guerra a noi vicinissima che vede la Russia coinvolta in un ambiguo ruolo di pacificatore riottoso. Vista l’importanza strategica della regione caucasica, l’UE ha ora deciso di inviare una missione civile (guidata dall’italiano Stefano Tomat) in Armenia proprio per cercare di favorire una normalizzazione dei rapporti con Baku – ne ha scritto Eunews: leggi. La reazione di Mosca, storica alleata dell’Armenia, e stata sorprendente, almeno a giudicare dal titolo di un articolo apparso sul sito di propaganda russa in italiano Russia Posts: leggi.

 

Una delle critiche mosse più di frequente alla campagna elettorale condotta dal Partito Democratico in vista del voto dello scorso settembre riguarda l’aver imperniato il proprio messaggio sul pericolo di una deriva di stampo fascista in caso di vittoria delle forze di destra. Evidentemente la maggioranza dei cittadini italiani non ha percepito tale pericolo come attuale e concreto e ha scelto di affidarsi proprio ad un governo di destra-destra. Gli italiani non sono i soli europei ad essersi lasciarsi convincere da messaggi conservatori e reazionari: la destra ottiene molti consensi e cresce in gran parte del continente. Inoltre, non solo cresce ma si radicalizza sempre più. Prendendo lo spunto anche dall’assalto ai palazzi delle Istituzioni di Brasilia pochi giorni fa e da quello a Capitol Hill dell’anno scorso, la rivista Foreign Affairs analizza i percorsi politici delle destre europee ed americane, mettendo sotto la lente analogie e diversità tra la situazione attuale e quella degli anni ’30 del ventesimo secolo. L’articolo è disponibile sul sito Archive.vn: leggi.

 

Il Governo italiano e in particolare i funzionari del Ministero degli Esteri hanno di certo profuso molto impegno per l’organizzazione della conferenza sui Balcani occidentali tenutasi a Trieste il 24 gennaio. Sorprendentemente, sembra però che la Farnesina non sia riuscita a richiamare l’attenzione dei media nazionali ed esteri sull’evento, come sarebbe stato utile. A parte il giornale locale che ha ampiamente coperto l’iniziativa anche intervistando molti dei principali relatori a cominciare da Antonio Tajani e dal Commissario europeo all’allargamento Olivér Várhelyi, i maggiori organi di stampa si sono limitati a citare quasi solo il videomessaggio di saluto della premier Giorgia Meloni. Sulla stampa e sui siti internazionali le notizie al riguardo sono state ancora più scarne, almeno fino al momento della chiusura di questa rassegna stampa. Fa eccezione, in questo contesto, un articolo pubblicato dal sito Serbiamonitor, gestito da un consulente italiano attivo in Serbia: leggi. (L’articolo si conclude con quello che appare di fatto un attacco alla libertà di stampa, ma i lettori di queste segnalazioni di Dialoghi europei sapranno certamente distinguere il loglio dal buon grano.)