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MES, una bocciatura preannunciata

Non c'è da stupirsi della bocciatura del MES in Parlamento, di fronte alle posizioni espresse dai nostri politici ma anche da professionisti dell'informazione (vedi agenzie di stampa). Nel caso di specie mi riferisco alle affermazioni fatte in una trasmissione televisiva nazionale, in un'ora di massimo ascolto, secondo le quali nessuno dei paesi che ha ratificato il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, meglio noto come “fondo salvastati”) - cioè tutti meno l'Italia- intende utilizzarlo, ma che, comunque, chi volesse potrebbe chiedere di accedervi. E poi che il MES, arricchito della sua nuova funzione di ultima rete di salvataggio nel caso di crisi bancarie sistemiche difficili da affrontare da uno stato membro da solo, sarebbe una priorità solo per la Germania perché sono le sue banche a correre grossi rischi, contrariamente alle nostre che sarebbero solide ed al riparo da ogni rischio!

Cominciamo dalla prima affermazione. È ovvio che nessuno Stato lasci intendere di voler ricorrere al fondo salvastati perché questo equivarrebbe ad ammettere di essere a rischio di fallimento (il famoso “default, cioè l'insolvenza finanziaria), ed è auspicabile che nessuno ne abbia bisogno, ma il nuovo MES è una rete di sicurezza che deve essere predisposta quando non serve perché sia pronta ad intervenire con rapidità non appena dovesse servire. Ciò non toglie che la mancata ratifica, da parte della sola Italia, delle sue nuove modalità - che lo rendono molto diverso dal meccanismo che a suo tempo mise in ginocchio la Grecia - impedisce ad uno qualsiasi degli altri stati membri, se ne avesse improvvisamente bisogno, di farvi ricorso. Ma nessuno stato membro, indipendentemente dalla sua situazione, può essere obbligato a chiedere l'intervento del MES e quindi ratificarlo non comporta nessuna limitazione alla sovranità dei singoli stati né tantomeno rischio di “commissariamento”. Al contrario rappresenta uno strumento di solidarietà che appare egoistico boicottare, soprattutto per un paese come il nostro, maggiore beneficiario dei fondi, ottenuti con debito comune dei paesi UE, del NGEU, il programma creato per promuovere la ripresa economica dopo la pandemia, e questo può ben spiegare il famoso fax di Di Maio del gennaio 2021 di semaforo verde al MES!

E poi le banche! Le dichiarazioni trionfalistiche di oggi sembrano la fotocopia di quelle ripetute all'infinito nella prima fase del terremoto finanziario innescato dalla crisi dei subprime nel 2008, quando abbiamo snobbato la possibilità di sostenere le nostre banche offertaci da norme temporanee europee particolarmente generose, sostenendo che non ne avrebbero mai avuto bisogno (io stesso dovetti – ahimè - sostenere questa tesi in un incontro sul tema con i rappresentanti degli altri stati membri a Stoccolma), salvo tentare di salvarle quando quella finestra si era ormai chiusa ed accusare la Commissione europea di usare due pesi e due misure, guarda caso proprio rispetto alla banche tedesche, probabilmente per alleggerire le nostre responsabilità. Il settore creditizio è fortemente interconnesso; per questo le banche si preoccupano per le crisi dei loro concorrenti e fanno di tutto per evitarle. Non pensiamo di poter gioire per crisi bancarie sistemiche in altri paesi europei né di voltarci dall'altra parte, sabotando lo strumento del MES!

Giorgio Perini