News

IL 22 FEBBRAIO, UN ANNO DOPO - Le riflessioni del Presidente Giorgio Perini

Ho forse sbagliato data? No, esattamente un anno fa, il 22 febbraio, cioè due giorni prima dell'attacco russo all'Ucraina, abbiamo titolato da questo sito “L'Europa è in guerra”, ingenerando un po' di sorpresa e attirandoci qualche critica da chi pensava che stessimo esagerando con il pessimismo!

Ed eccoci, un anno dopo, a convivere con ciò che fino ad un anno fa non volevamo credere potesse più  accadere, almeno nel nostro continente. Qualcosa di inaccettabile per le nostre coscienze e per il comune sentire europeo, che non può e non deve ammettere assuefazione. In due giorni di combattimenti a Bakhmut, la settimana scorsa, sono morti, secondo fonti ucraine, mille (1.000 capite?) soldati russi. Anche se fossero la metà, come riconosciuto da fonte ufficiale russa, sarebbero sempre 500 ragazzi russi mandati a morire dal governo del proprio paese per asservire a qualsiasi costo un Paese e un popolo definiti “fratelli”, non importa quante vittime questo possa comportare, da una parte e dall'altra. E cosa dire del fatto che i bombardamenti e il lancio di missili contro l'Ucraina non si siano interrotti nemmeno mentre il terremoto in Turchia e Siria faceva almeno cinquantamila (50.000!!! ) vittime?

Ormai sentiamo ripetere che la guerra sarà ancora lunga (un anno, un anno e mezzo, di più ancora?)  e Putin, che per motivare la sua guerra di aggressione affermava di voler “denazificare” l'Ucraina, sembra non temere la condanna senza appello della storia, in maniera poi non tanto dissimile a quanto è stato per Hitler. Avete letto per esempio dei bambini deportati in Russia, presumibilmente in numero di circa settecentoventimila (720.000!), per essere “rieducati all'amore per la Russia” ed essere adottati da famiglie russe (grazie ad una deroga speciale alla legge russa che di regola vieta l'adozione di bambini stranieri) alle quali viene riconosciuto un contributo pari a circa duemila euro? Chi controllerà che una parte di queste adozioni non servano ad altro che ad accaparrarsi quella somma e che quei bambini non vengano ridotti in semi-schiavitù, sfruttati, abbandonati o addirittura rivenduti? E qualcuno si ricorda che di fronte agli orrori commessi dalla brigata Wagner in Africa e in Siria, Putin sostenne che si trattava di una milizia privata senza nessun collegamento con il Cremlino, salvo poi fornire prova evidente del contrario quando ha dovuto ricorrervi per tamponare le falle nell'esercito regolare russo mandate ad invadere l'Ucraina?

Stiamo attenti a non abituarci a convivere con tutto questo come se non ci riguardasse, perché la storia ci fornisce parecchi esempi, anche nel secolo scorso, di sottovalutazione di situazioni considerate circoscritte e controllabili, destinate a deflagrare in tragedie per larga parte dell'umanità. Nel momento in cui Putin dovesse superare il punto di non ritorno, a partire dal quale risultasse evidente che il suo potere (e non solo) non sopravviverà a questa follia senza via d'uscita, la sopravvivenza del pianeta potrebbe non solo risultargli indifferente, ma addirittura dargli fastidio. Non a caso proprio oggi ha alzato il livello dello scontro con l'occidente, sollevando la minaccia nucleare. Credo che i potenti della Terra dovrebbero tenere ben presenti queste parole di Papa Francesco “il mondo è in guerra, stiamo andando avanti, avanti, avanti….verso il baratro: sono pessimista”, di certo non pronunciate in maniera emozionale ma molto ben ponderata (e documentata). È evidente che non ho nessuna soluzione da suggerire, ma, per piacere, non facciamo finta che il baratro non esista!