Fin dall’inizio dell’attacco all’Ucraina da parte dei russi, Estonia, Lettonia e Lituania sono state tra i più convinti sostenitori della necessità di impedire che Mosca uscisse vincitrice dal conflitto. La presenza di significative minoranze russofone suscita il timore che Putin metta in atto le sue minacce (riportate anche dall’ANSA: leggi). La consistenza di tali minoranze è, almeno in parte, il risultato dell’afflusso di russi durante gli anni dell’URSS (sul sito di Minority Rights il caso della Lettonia – leggi – e dell’Estonia – leggi), quando i tre paesi baltici erano integrati non solo nella struttura politico-economica sovietica, bensì anche in quella infrastrutturale. La rete ferroviaria, ad esempio, era (ed è tuttora) del tipo russo a scartamento largo (1520 mm), diverso da quello standard europeo (1435 mm): 85 mm che rappresentano un enorme ostacolo all’operabilità dei treni da e per il resto dell’UE. Per questo motivo assume grande importanza il progetto Rail Baltica (descritto sul sito dedicato: leggi) che mira a realizzare un collegamento veloce tra le tre capitali della regione e tra queste e l’intera rete europea, abbandonando lo standard russo. L’avvio dei lavori in Estonia è stato l’oggetto di un articolo di Euractiv.it (leggi).
|