Risorse europee: sapremo spendere presto e bene?
“Che l’Europa avrebbe scelto di affrontare questa crisi con una molteplicità di strumenti e non con un solo bazooka, gli Eurobond, era chiaro dall’inizio”. Dopo Gentiloni una settimana fa, a sostenerlo oggi sul Corriere della Sera è Lucrezia Reichlin.
L'elenco degli strumenti e delle azioni messi in campo da Bruxelles viene puntualmente ricordato dal Presidente dell'Istituto Affari Internazionali, l'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, nell'intervista rilasciata ieri alla nostra associazione: sospensione del patto di stabilità (cioè possibilità di sforare nel bilancio i parametri di Maastricht), BCE autorizzata ad acquistare titoli dei debiti statali per 750 miliardi di euro, 100 miliardi per il SURE, 240 per il MES, altri per la BEI e l'impegno ad attivare il Recovery plan nel prossimo vertice dei Capi di Stato e di Governo del 23 aprile.
Sia la Reichlin che Nelli Feroci sollecitano il governo italiano a non attestarsi nel negoziato sulla posizione “o Eurobond o morte” ma a misurasi piuttosto sull'entità degli interventi (la quota per l'Italia dei 100 mliardi del SURE sarebbe sufficiente solo per un mese di cassa integrazione) e soprattutto sui tempi di rimborso dei debiti che contrarremo utilizzando le risorse comunitarie. Il problema concreto, che va affrontato nel negoziato dove non basterà agitare le bandierine, è di garantirsi con chiarezza la già annunciata assenza di condizionalità e ancora la diluizione quanto più a lungo possibile nel tempo del rimborso dei prestiti.
Osservazione finale: mentre continua nel nostro paese la disputa su “MES versus Eurobond”, non è ancora chiaro dal dibattito in corso come effettivamente si pensa di utilizzare le risorse che stiamo invocando. Mentre l'avvicinarsi della fase 2 sollecita priorità chiare e programmi molto precisi, per evitare di ottenere i finanziamenti e non sapere come utilizzarli. È già avvenuto.